“Avvistamenti” suggerisce con precisione quale sia il percorso, o meglio la genesi di Toniutti come pittore. All’inizio non c’è una necessità espressiva che spinge da dentro. All’inizio c’è qualcosa di “avvistato”; c’è qualcosa che, da fuori, ha potentemente intercettato il suo sguardo e che ha determinato la necessità di depositarsi e di fissarsi anche in un’immagine. Di restare sulle tele come testimonianza dell’avvistamento accaduto. Ma l’evento genetico di tutto resta l’avvistamento di quelle forme impreviste sbucate dentro lo spazio. È in quell’istante che il cuore di Toniutti è stato toccato e che quindi ha generato il Toniutti pittore. Questo spiega la sua sincerità, lo stupore delle sue prospettive, la semplicità così disciplinata dei formati. E questo spiega anche il suo stile, che mi vien da definire “ad occhi sgranati”.

Da “Avvistamenti” a cura di Giuseppe Frangi

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