In questa mostra nella chiesa sconsacrata di San Sisto, che per decenni è stata atelier di Francesco Messina,
l’omaggio al maestro è espresso da Francesco Toniutti nella scelta di un soggetto che molte volte è stato argomento di confronto, ovvero i monumenti delle città. Sono i soggetti dei suoi dipinti, sono la presenza di pietra e bronzo che ogni giorno, immobili nelle piazze e lungo le vie, conducono i pensieri a celebrate glorie, protagonisti della storia, alle figure che impersonano ideali e valori condivisi.
Tagli obliqui, pennellate sicure e punti di vista estremi portano il riguardante al cospetto del vero, immerso nell’atmosfera densa e significativa della pittura.
Il monumento urbano non è però solo figurazione. Tra i recenti ed espressivi artisti che hanno punteggiato la città di forme di riferimento astratte, ma non per questo meno dialettiche, è Carlo Ramous. Le sue argomentazioni spaziali conducono il confronto oltre la rappresentazione e ricordano che monumento per Milano significa opera pubblica, condivisone di intenti, magistrale segno del tempo nello spazio.
La chiesa si fa interno urbano e le sculture di Toniutti dipinte su fondi di tappezzeria, che esaltano questa idea di casa, si affacciano sui bozzetti e i modelli di Ramous. Si fa presto a dire monumento, ma molto più difficile
è spiegarne bisogni e ragioni durature oltre la celebrazione del momento. Sono figure che nascono nella storia e rimangono nell’arte.
Tutto questo mentre molte delle opere di Francesco Messina erano in viaggio per proporre l’arte del maestro fuori dalla sua città di elezione.
Lo spazio vuoto si è fatto diversa opportunità per trattare i suoi temi.
Parlare di scultura pubblica significa infatti interrogarsi su due grandi questioni: di quale spazio condiviso abbia bisogno la città e quale sia la voce che a quello spazio deve conferire la sua unicità.
Lungi dall’essere la risoluzione di tutti i mali, la scultura pubblica è prima di tutto manifesto di sentimenti,
ideali e pensieri. Le brume e i fondi barocchi che accolgono i monumenti nelle tele di Toniutti ne sottolineano ogni vocazione originaria e ne amplificano l’intenzione. Il pittore non giudica la scultura, ma la legge con l’attenzione di chi deve guardare bene al proprio soggetto per dargli la giusta voce.
Maria Fratelli